Un amico scrive questo post:
http://animadidiaspro.weebly.com/1/post/2013/01/poesia-dellego-e-poesia-dellanima.html
Rispondo così:
penso che ognuno ha la sua maniera. per quanto mi riguarda, comunque, tendo a pensare che la musicalità e in particolare le rime
ci risultino spesso stanche, un pò false e stereotipate perchè viviamo in una società rumorosa, aritmica, sconnessa, tachicardica,
confusa, caotica, anti-musicale. In realtà, secondo me, in origine, anticamente, musica e poesia erano una sola cosa, e forse
persino il linguaggio quotidiano era fatto di melodie, metafore, assonanze, rime. Poi, certo, si è sviluppata la poesia come genere
letterario con i suoi canoni e le sue regole, e oggi, forse giustamente, questo rigore formale ci appare appunto come falso e
"senz'anima". Personalmente scrivo delle poesie che, nella maggior parte dei casi, sono molto musicali, sono piene zeppe di
assonanze e hanno molte rime, anche se non seguono le regole formali della poesia classica. Ma, il fatto è che a me questo viene
naturale: mi escono fuori già così, la mia anima, se vuoi, ha un linguaggio fatto così, un linguaggio-canto. Trovo invece abbastanza
ridicolo, soprattutto oggi, mettersi a scrivere intenzionalmente con lo scopo di trovare rime e assonanze, o, peggio, cercando di
rispettare strutture formali classiche come per esempio quella di un sonetto. In questi casi, il risultato non può che essere
artificioso, forzato, e suonare come falso, melenso, stereotipato o stucchevole. Sì, magari qualche esperimento a comporre un
sonetto può essere interessante e divertente, ma secondo me la poesia, soprattutto oggi, è un'altra cosa. Come dici tu, le nostre
orecchie ne hanno abbastanza di rime stereotipate e versi codificati, ciò di cui abbiamo bisogno è altro, è amore, è grido, è
sussulto,
è qualcosa di viscerale che venga dal cuore e dall'anima, che strappi un rantolo di commozione alla nostra anima sonnolenta. Mi
piacciono moltissimo le tue poesie, si sente che vengono dall'anima, e questo passa, colpisce, perfora il cuore, scuote, non lascia
indifferenti! Il fatto che le tue poesie siano diverse dalle mie non conta: ogni anima ha il suo linguaggio, il suo canto, la sua nota.
C'è più linguaggio musicale per esempio nelle tue poesie, che mi sembrano molto spontanee, sentite, urlate dal cuore, che in molte
poesie basate su una specifica ricerca tecnica di assonanze e rime.
Lo scambio di opinioni è così proseguito:
Jaspere:
In
cio che ho scritto non cerà critica verso una dei due tipi di poesie.
Concordo quando dici che una strofa "pensata", imposta dalla ragione è
forzata. Con questo metodo,cioè con il fatto di porre forzatura
all'interno della poesia si trova secondo me quello di cui parli, cioè descriviamo una nostra imposizione,un nostro schema mentale.
Al
contrario io trovo le tue poesie molto belle ! E sicuramente provengono
dall'anima, io trovo che assomiglino molto a quelle di Dylan. La tua
anima cerca di liberare il tuo ego dagli artifici della società. Da cio
che lo ingigantisce.Almeno io trovo questo nelle tue poesie.
Prendi Cocci ad esempio :
eccoci
poveri stracci
ruderi cocci
bandiere tirate a lucido
per barattare
polvere
con abbracci reali
baratri
con
baci
slacciati
delacrimati
non stracciati
Fin qui vedi la persistenza di rime è molto forte, qui stai descrivendo cio che ti imprigiona secondo me.....
eccoci
polveriere
allo sbaraglio
a
fingere
luce e
colori
per un pò d'amore
a simulare
gigantismi
grattacieli
stereoscopici
bagliori
neon
esplosivi
fuochi d'artificio
e slogan promozionali
e versi di poesia
improvvisati
per
nascondere
o
trovare
Qui
invece ci sono meno rime, secondo me dentro di te, te ne stai
liberando,ti stai liberando di cio che ti inprigiona, E' il momento
della rilfessione inconscia.
rapsodie d'acqua
pura dentro il cuore.
Qui
invece,sei arrivato alla soluzione e esplode non solo l'assenza di rime
ma anche la simbologia naturale, che alla fine è qualcosa di profondo e
primordiale !
Ed
hai tutta la mia stima ! Perchè se pur le mie siano piene di
simbolismi,descrivono solamente quello che in fondo a me è presente.E
forse ad accomunare qualcuno nel sentire queste cose. Forse a scoprire
queste cose anche dentro di loro. Le tue riescono a fare una cosa
altrettanto bella e utile a liberare le persone da quello che le rende
egoiste,superficiali.....
Non so ti ho solo descritto cio che provo quando le leggo !
Diogene:
mah
non so, sicuramente nelle mie poesie c'è il tema dell'artificialità,
della reclusione in schemi repressivi e in stereotipi meccanizzati, di
contro alla libertà dell'anima. Non concordo però con la tua analisi,
perchè per me la musicalità del verso, anche
con assonanze e rime, se è naturale e non forzata, esprime, almeno nel
mio caso, e anche in altri autori, proprio quello che potrei chiamare il canto
naturale, spontaneo dell'anima, di contro al lingaggio quotidiano,
colloquiale e non musicale. è una musicalità che può essere anche non
rimata, in certi casi addirittura dissonante e rumorosa, soprattutto di
questi tempi, ma è comunque una specie di canto. secondo me la
musicalità della prima parte di "cocci" non esprime la falsità e le
catene della mente, degli stereotipi, ma al contrario esprime il canto
di un'anima stanca delle maschere, che svelando la meccanicità egoica,
super-affermativa della vita moderna, trova già in questo un sollievo,
una consolazione. descrivendo la forzatura sta già riappropriandosi di
sè stessa e della propria voce. all'inizio è un canto consolatorio, di
denuncia ma quindi anche liberatorio, alla fine c'è un'esplosione di
speranza, che è pur sempre musica in parole, anche se non con rime e
assonanze.
Jaspere:
Considera
che è stata un analisi veloce, non molto accorta e che quello che dico
non viene da certezze o studi di psicologia. Quello che dico è una mia
teoria. E anche per questo che mi confronto volentieri con gli altri.
Magari mi fanno notare qualcosa che non ho notato da solo ! O forse che
mi sbaglio completamente.
Comunque
se pur io l'abbia detto male è questo che intendevo quando ho scritto
che cerchi di liberarti dagli artefici della società :
"ma
al contrario esprime il canto di un'anima stanca delle maschere, che
svelando la meccanicità egoica, super-affermativa della vita moderna,
trova già in questo un sollievo, una consolazione. descrivendo la
forzatura sta già riappropriandosi di sè stessa e della propria voce."
Descrivendolo
lo rendi noto, rendi noto cio che ti imprigiona e gia questo è
liberatorio per te stesso e per chi legge la tua poesia. Ma tu secondo
me non ti fermi qui,vai oltre, tu trovi il modo di liberartene, di
ritrovare in te quello che era nascosto dalla forzatura ! E alla fine
non solo trovi speranza, ma ritrovi totalmente quello la tua anima
voleva mostrarti !
Diogene:
in
ogni caso io ho sempre pensato che l'autore, in particolare in poesia,
non è assolutamente il detentore dei significati e delle interpretazioni
"giuste" dell'opera. L'opera ha una vita propria, una volontà propria, e
l'autore in un certo senso è solo il tramite che le permette di
apparire. Quindi la tua interpretazione della mia poesia è giusta quanto
la mia, visto che a te ti ha suscitato quello che hai descritto.
Comunque,
per spiegarti meglio quello che invece sento io, ti faccio quest'altro
esempio. Questa volta non è una mia poesia, ma una poesia di una
poetessa che amo molto, Mariangela Gualtieri.
http://de-crea-zione.blogspot.it/2012/12/una-poesia-di-mariangela-gualtieri.html
Questa
poesia della Gualtieri presenta molte rime e assonanze, e attraverso
questa musicalità rende in maniera sublime l'armonia e la bellezza, la
musicalità appunto, della Natura. In particolare, la triplice rima
"adoro-loro-d'oro" è secondo me il centro della poesia, e il culmine
dello stato di adorazione ebbra della poetessa, incantata dalla bellezza
delle api.
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