di-segno di Sacrilegio Tempesta

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pARTICOLARE DI "Autunno", quadro di Diogene senza l'anima?. Foto di Sacrilegio Tempesta.

giovedì 27 dicembre 2012

altre risa di Dioniso in forma di musica.

https://www.youtube.com/watch?v=yVDUTX3g94A

Dialogo fra il Piccolo Sè e il Grande Sè (Mantra).

http://www.youtube.com/watch?v=HRVVOZ_NRX0&feature=share

un pezzo erasmiano dal più grande rockettaro della storia!!!!!!

https://www.youtube.com/watch?NR=1&v=7v8zxoEoA_Q&feature=endscreen

scenari apocalittici?

http://www.youtube.com/watch?v=bH3Vwej4o74&feature=youtu.be

martedì 25 dicembre 2012

Rock a Natale.

Slash si conferma come uno dei più grandi chitarristi rockettari sulla scena, se con rock si intende quello stile musicale semplice, scarno, essenziale, ma sempre vivo libero tosto e forte, che sulla base dei soliti 4 accordi ti inventa melodie e ritmi sempre nuovi che ti alzano il tasso di adrenalina, ti frantumano tante menate mentali, ti deflagrano malumori, ti reinnescano la miccia della voglia di vivere, ti divampano corpo e anima, e ti ribaltano la giornata e l'umore, di solito (almeno per me) in positivo.

Ottima anche la voce di Myles Kennedy!

https://www.youtube.com/watch?v=d0yVAFcrHX4

lunedì 24 dicembre 2012

"Dove tutto è enigma (storia, natura, cosmo) la certezza dell'insolubilità pone un invisibile seme di speranza." (Guido Ceronetti, da Insetti senza frontiere)

Natale e Deserto.

http://ettorefobo.blogspot.it/2012/12/il-natale-oggi-secondo-umberto.html


Questo il mio commento alle parole di Galimberti sul Natale nella società post-cristiana citate da Ettore Fobo:




Più di tutto mi ha interessato questo aspetto del Natale come catalizzatore, condensatore, provocazione, inceppo, spiazzamento, deragliamento dai soliti binari, che ci riporta volenti o nolenti di fronte a noi stessi, al di fuori della frenesia quotidiana e dalla vita di tutti i giorni, normalmente spesso percepita come ovvia, scontata, come l'orizzonte nel quale ci muoviamo, quotidianità consumistica rassicurante. Il Natale ci porta via dal tran tran quotidiano e ci sposta, ci trasla verso la via della ricerca del senso, quindi anche della consapevolezza dell'assenza di senso, del paesaggio deserto, del vuoto in cui ci ritroviamo senza più niente da dire o da pensare ("Or as, when an underground train, in the tube, stops too long between stations
And the conversation rises and slowly fades into silence
And you see behind every face the mental emptiness deepen
Leaving only the growing terror of nothing to think about", T.S. Eliot, Four Quartets) e degli interrogativi esistenziali a questa connessi. E in questo deserto ci scontriamo anche con l'assenza di nascite miracolose, cioè col tradimento, la totale scomparsa della civiltà cristiana, divorata dal Moloch della civiltà consumistica, alla prima contrapposta. E se proviamo a pensare ale antiche feste pagane del solstizio e della rinascita del Sole (la festa del solstizio di Yule per i Celti, per esempio) può essere certo molto suggestivo, ma ci lascia ancora più distanti da un orizzonte di senso applicabile al nostro presente privo di sogni, al nostro deserto privo di quella che Leopardi definiva la "poesia degli antichi", cioè la poesia fatta di incanto, magia, innocenza. Restiamo qui, fra una cena con parenti che non conosciamo e con cui abbiamo poco da spartire, una corsa all'acquisto ai regali, un panettone, una cena fra amici con più silenzio del solito, una messa per alcuni, un programma natalizio insulso in televisione, il rito ormai automatizzato degli auguri, le preoccupazioni per il lavoro che non c'è o che è precario, un presepe con vecchie statuette mezze rotte, oppure con ciarpame di plastica, un albero di Natale striminzito mezzo rinsecchito, oppure tristemente sintetico. E Babbo Natale? E la magia che doveva esserci nella notte di Natale in una qualsiasi famiglia contadina allargata secoli fa, magia densa di mistero, di silenzio, di enigma, di sacralità, di riti condivisi e ricchissimi di intenso, poetico, visceralmente vissuto significato simbolico, di mito che riviveva ogni anno, realmente si reincarnava nella percezione di tutti, portando gioia, amore, consolazione? "O dark dark dark. They all go into the dark,
The vacant interstellar spaces, the vacant into the vacant,
The captains, merchant bankers, eminent men of letters,
The generous patrons of art, the statesmen and the rulers,
Distinguished civil servants, chairmen of many committees,
Industrial lords and petty contractors, all go into the dark,
And dark the Sun and Moon, and the Almanach de Gotha
And the Stock Exchange Gazette, the Directory of Directors,
And cold the sense and lost the motive of action.
And we all go with them, into the silent funeral,
Nobody's funeral, for there is no one to bury.
I said to my soul, be still, and let the dark come upon you
Which shall be the darkness of God. As, in a theatre,
The lights are extinguished, for the scene to be changed
With a hollow rumble of wings, with a movement of darkness on darkness,
And we know that the hills and the trees, the distant panorama
And the bold imposing facade are all being rolled away-" (T.S. Eliot, Four Quartets).


Ma forse proprio il deserto della crisi, religiosa, esistenziale, filosofica, metafisica, sociale, politica, ora anche economica, è lo scenario in cui possiamo spogliarci di decrepite incrostazioni/simulacri/maschere/corazze da società della finzione e dello spettacolo, e ritrovare, una semplicità e un umano silenzio, e valori di mutuo sostegno e amore, che credevamo uccisi per sempre. Il deserto della crisi è, forse, una nuova mangiatoia, di povertà, mistero, nuda semplicità e umanità, Bellezza.




https://www.youtube.com/watch?v=7b4QY1JWs7I

cazzo, meglio di Jimi Hendrix, Santana e i Metallica messi insieme!

puro godimento sonico, a tratti rock furibondo che ti impedisce di restar fermo, a tratti malinconia sottile. a tratti entrambe le cose.


https://www.youtube.com/watch?v=x6Hvdrf--V0

Esercizi di scollegamento e connessione/3.



"Esci dallo stagnamento cerebrale. Evoca pensieri
differenti. Altera il tuo stato di coscienza. Provocati.
Porta la tua mente a nuovi livelli di pensiero."
(Yamada Takumi)



Aggiungo: allenati a scardinare le abitudini.

Se sei un inguaribile ottimista, forse un po' ingenuo secondo alcuni, studiati il Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenauer, o almeno leggiti la Genealogia della morale di Nietszche, o, se non sei un gran lettore, leggiti almeno qualche aforisma di Cioran. Potrebbe essere divertente e liberatorio.
Se sei un filosofo del pessimismo cosmico, leggi Louise Hay, obbligandoti a sospendere il giudizio per un tempo che ti appaia al limite delle tue possibilità.
Se sei un sedentario, obbligati ad andare a correre una volta alla settimana, o qualsiasi altra attività fisica che impegni veramente il corpo e faccia sudare.
Se sei un tipo concreto e atletico, legati alla sedia e leggi un libro intellettualmente impegnativo per almeno tre ore.
Se sei un intellettuale, se ti occupi per gran parte del tuo tempo mentale di filosofia o fisica quantistica, costringiti a riparare ogni tanto qualcosa in casa con le tue mani, o ancora meglio: costruisci qualcosa con le tue mani.
Se sei un tipo pragmatico, leggi Novalis o Rilke, studia Platone o Heidegger, vai a una conferenza di storia della matematica o epistemologia dell'astronomia.
Se sei un poeta, vai ogni tanto in discoteca. Potrebbe essere dura, ma magari ti dà del materiale preziosisimo su cui lavorare.
Se sei un discotecaro, vai a fare da solo una passeggiata in alta montagna.
Se pensi che sia giusto "affermare/che l'intelletto ha la colpa di tutto" (Wislawa Szymborska) prova a riflettere su quanti conformismi dagli esiti nefasti ha prodotto nella storia e produce anche oggi la scarsità di un'attenta, cauta, lucida analisi critica.
Se sei un iper-mentale, fai almeno una volta in vita tua un seminario con gli allievi di Osho. Impegnativo, ma salutare sperimentare. 

Ovviamente, sono solo esempi. 

L'obiettivo non è arrivare a chissà quale equilibrio super-partes, omnicomprensivo, capace di superare idiosincrasie, gusti, preferenze, punti di vista. Questo è non solo impossibile, ma anche assurdo, grottesco, disumano, mostruoso. Ognuno ha il carattere che ha. Ognuno trova le sue maniere, ed è giusto che le segua.

Il punto non è questo.

Il punto è semplicemente il fatto che seguire sempre le stesse rotte, mappe, tragitti, consuetudini neurali fa ammuffire il cervello. Ogni tanto, è necessario capovolgere le cose.

Ogni giorno, pensa almeno due cose mai pensate. 

Ogni giorno, fai almeno tre cose mai fatte.

Valgono anche cose banali, non per forza grandi cose. Fare una strada che non hai mai fatto per tornare a casa. Mangiare con la sinistra (o con la destra se sei mancino). Lavarsi i denti senza dentifricio, o senza spazzolino. Pensare a come può vedere il mondo una coccinella.

basta una cosa minima, banale, ma inusuale, e i neuroni si riattivano, il cervello respira, il corpo si risveglia, il cuore batte si sveglia, e noi riscopriamo la meraviglia semplice e divertita dell' abitare in questo misterioso, complessissimo, enigmatico, multisfaccettato universo.


"Dall'avvento della meccanica quantistica, gli scienziati ci hanno detto che poche cose sono come sembrano e nulla è certo. pensa alle possibilità straordinarie che questo comporta: quando nulla è certo, tutto è possibile." (Paul Wilson) 

cometa inquieta - scintilla nella tenebra scavata, smarrita, abissale, nera, fiorita.

A Sacrilegio, mia stella cometa.




http://www.youtube.com/watch?v=QgSihu2QsSU

https://www.youtube.com/watch?NR=1&v=Gvrfwgdj0YU&feature=endscreen


(Molto più bella la versione di Nabil Salameh, ma anche Jovannotti se la cava.)

ps: il titolo del post è una mia poesia di un verso.

sabato 22 dicembre 2012

. , , , , , , , , , , , , , , , ?, , , , , ?, , , , , , !,,,,,,,,,,,,,,,, ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, ,,,, ,,,,,,,,,,,,,,,(il futuro dopo la fine del mondo),

Vi segnalo qualche link.

Parlano, in varia maniera, di possibili maniere creative e concrete di affrontare la crisi, dal punto di vista dei progetti individuali di vita.


http://www.beppegrillo.it/2012/05/passaparola_uff.html

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/17/smettiamo-di-manifestare-non-diamogliela-vinta/417513/

http://animadidiaspro.weebly.com/1/post/2012/11/mercadono.html        (ps: il link contenuto all'interno di questo post del blog animadidiaspro mi sembra che non funzioni bene. Vi consiglio, se siete iscritti a Facebook, di cercare semplicemente "Mercadono" su questo social network; non saprei se sono presenti anche su altre piattaforme o se hanno un sito o blog...)

 http://www.zerorelativo.it/










Solo tre precisazioni:

1) Detesto Beppe Grillo e il suo movimento con un solo leader assoluto, dispensatore della verità rivelata. Meglio i vecchi partiti allora, più democratici sicuramente (per quanto sicuramente estremamente criticabili).
Per quanto i grillisti partano da critiche allo status quo in parte condivisibili, da una insoddisfazione sicuramente più che giustificata, con un'aspirazione al cambiamento per certi versi bella, in molti casi probabilmente sincera. E fra loro ci sono sicuramente molte persone interessanti, sognatori autenticamente in cerca di nuove possibilità. Ma il Grillo fagocita, tritura e traduce tutto ciò nel suo linguaggio pubblicitario/populista fatto di slogan e non di approfondimenti, da guru massmediatico autoreferenziale, autocratico e da capopopolo autoritario e dogmatico.

Ma questi due articoli di Simone Perotti sono bellissimi, a parte il fatto che sono pubblicati rispettivamente sul blog di Beppe Grillo e sul sito del Fatto Quotidiano.

Anche perchè comunque non sono specificamente degli articoli di politica: sono molto meglio! parlano di esistenza, di vita quotidiana, di progetti individuali, di scelte di vita personali - eventualmente condivise da reti più o meno comunitarie.

2) L'articolo sul blog di Grillo è estremamente interessante. Mi viene solo da aggiungere che secondo me questo discorso non va inteso come una rinuncia ad avere fonti di reddito (cosa impossibile nella nostra società, a meno di scelte radicali, comunitarie e ai margini della società - cosa che per esempio a me non interessa). Il punto è semplicemente, invece, che per molti e molte, per moltissime e moltissimi, le fonti di reddito - di fatto - sono diminuite e forse continueranno a diminuire; non sono - di fatto - costanti; e quindi non sono adeguate ad una vita concepita nella "vecchia" maniera fatta di lavoro stabile con stipendio più che sufficiente - sanità pubblica - scuola pubblica - diritti sociali - sussidi in caso di difficoltà - pensioni - consumismo - vita di bisogni consumistici che si generano a catena gli uni con gli altri in una successione infinita. Tutto questo non esiste più. Io spero che ci sia un'inversione di rotta, sia come ripresa economica che come ritorno ad un welfare state decente, ma questo rimane un'incognita. Quindi perchè non attrezzarsi a sopperire alla relativa scarsità di reddito con autoproduzioni, autocoltivazioni, reti di scambio di servizi, reti di baratto, dimensioni magari che sappiano conciliare l'individualismo, il suo senso di responsabilità e il suo valore non trattabile della libertà personale, con ritrovate dimensioni (parzialmente) comunitarie?




E, soprattutto, la cosa più importante: perchè non approfittare del tempo giocoforza ritrovato, nella scarsità del lavoro, nei momenti di disoccupazione temporanea, per riscoprire e coltivare con passione e duro lavoro (investendo tempo e energie in maniera organizzata e massiccia) le nostre passioni più autentiche, facendole diventare, inoltre, o delle seconde fonti di reddito, oppure una forma di creatività o abilità o produzione artigianale per esempio da scambiare in queste reti solidali?

3) bella l'idea del Mercadono!

venerdì 21 dicembre 2012

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“ La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L' inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo.
Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
Albert Einstein

giovedì 20 dicembre 2012

protegge gli ospiti come i viandanti.

http://www.youtube.com/watch?v=Cr-tpZgavEo

Una poesia di Mariangela Gualtieri.

                                                                                             nescio qua dulcedine laetae
                                                                                     allegre di non so che dolcezza
                                                                                                                    VIRGILIO


 Le api tessevano
di miele un'invisibile rete.
Vibravano accese.
Le abbiamo viste palpitare nervose
volarci intorno, attaccare
le nostre mani indiscrete -
frugavamo nelle trame misteriose
dell'alveare. Le api a me parevano
discese dalla mente prodigiosa
d'un animale celeste

a me parevano cantare
una musica di grandi sfere
disegnare il sigillo della voce
che le ha create. Le api sono simili
alle stelle, se le guardo per bene
se le adoro, in quel loro
essere di polvere d'oro, in quella
loro movimentata luce.

                                                                                                          ad Alessandra B.


(dedica dell'autrice).

da Mariangela Gualtieri, Bestia di gioia, prima parte: Naturale sconosciuto.

le tele dell'Universo.

"Praticamente tutti gli uomini hanno la sensazione che la realtà sia più vasta di ciò che appare a prima vista.
Tra le nebbie dei nostri ricordi più ancestrali, sappiamo di avere dentro di noi poteri magici e miracolosi; l’ambiente intorno a noi ce lo ricorda costantemente. La scienza moderna ha dimostrato, al di là di ogni dubbio, che la “materia” quantistica di cui siamo fatti si comporta in modi apparentemente miracolosi. Se le particelle di cui siamo composti possono comunicare istantaneamente tra loro, essere in due luoghi allo stesso tempo, guarire spontaneamente e perfino cambiare il passato attraverso scelte operate nel presente, anche noi possiamo le stesse cose. L’unica differenza tra noi e quelle singole particelle è che noi siamo composti da molte particelle tenute insieme dal potere della consapevolezza.
I mistici antichi ricordavano al nostro cuore (e la scienza moderna lo ha dimostrato alla nostra mente) che la forza più potente dell’universo sono le emozioni presenti all’interno di ciascuno di noi. E questo è il grande segreto della creazione stessa: il potere di creare nel mondo ciò di cui nella nostra immaginazione siamo convinti. Forse sembra troppo semplice per essere vero, ma sono convinto che l’universo funziona precisamente così.


(...)


Come gli antichi iniziati avevano scoperto che tutto ciò che occorreva loro per vedere il mondo in modo diverso era una piccola spinta, forse tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno è un leggero spostamento per vedere che siamo gli architetti del nostro mondo e del nostro destino, architetti cosmici che esprimono le proprie convinzioni interiori sulle tele dell’universo." (Gregg Braden, da un'articolo comparso in Italia sulla rivista Scienza e Conoscenza)


Prospettiva interessante.

Mi viene solo da aggiungere: se l'Universo è una tela su cui dipingiamo la Vita, la Morte, il Tempo, le Scelte, i Dissidi, le Contraddizioni, gli Enigmi, l'Ombra-Luce, la Vita-Morte-Vita, l'Amore, l'Odio, la Pace, la Guerra, la Felicità, la Disperazione, i Sogni, l'assenza di sogni, paesaggi apocalittici piuttosto che mari aperti con un buon sole caldo e un buon vento nella giusta direzione, in rotta verso isole di sconosciuto benessere, allora l'Arte, in tutti i suoi aspetti, è davvero il linguaggio magico dell'Esistenza.

sabato 8 dicembre 2012

Stranezze, ermetismi, silenzi, alienazioni virtuali.

Questo blog è strano.

Anche i lettori di questo blog sono strani.

Due giorni fa de-crea-zione ha avuto 80 visite, e non è la prima volta che raggiunge cifre così.

Nonostante questo, mai nessuno (a parte la mia ragazza e Ettore Fobo) ha mai lasciato un commento.

E' vero, c'è la moderazione dei commenti: ma questo disincentiva così tanto?

Chiaro, se qualcuno mi insulta o giù di lì il suo commento non sarà pubblicato.

Ma qualsiasi altro commento, in linea di massima, sarebbe pubblicato.

Comprese le opinioni diverse dalla mia, ovviamente (già l'idea di avere un'opinione non mi trova affatto d'accordo) e comprese eventuali critiche (a meno che non siano fini a sé stesse).


Ma forse questo blog è bello - o almeno interessante - così: con la sua stranezza, il suo ermetismo, il suo surrealismo, il suo dadaismo, la sua imperscrutabilità, il suo silenzio.

La sua solitudine.

giovedì 6 dicembre 2012

Psicosuono, eccezionale gruppo prog emergente.




http://www.youtube.com/watch?v=Kd0bU33__Ts


(Stupendo anche il video.)

Rispetto al primo e per ora unico album (da cui è tratto questo video) gli Psicosuono sono cambiati, e secondo me ulteriormente migliorati. Si è aggiunta una eccellente saxofonista, e sono cambiati tastierista, bassista e batterista, tutti eccellenti. Questi ultimi tre elementi poi sono anche degli ottimi musicisti jazz. Il risultato finale, nei concerti che fanno ora, è una straordinaria, ricchissima miscela di elementi diversi. Alla liricità - ora rarefatta poesia ora energico prog rock - alla splendida voce, estremamente espressiva,  e alla splendida chitarra con le sue schitarrate ora rock ora prog ora jazz (anche il chitarrista è un ottimo musicista jazz) si sono aggiunti il calore emotivo dello splendido suono della sassofonista, gli effetti elettronici o le improvvisazioni con suono organo Hammond del tastierista, l'accompagnamento, adesso più ritmico, più variato, improvvisato, a tratti quasi funky, dell'attuale bassista, e i suoi assoli, e l'eccezionale batterista jazz, col suo ritmo preciso, esatto, ora jazz ora rock, estremamente variato, sincopato, e lo spettacolo dei suoi assoli.

Purtroppo con la nuova formazione non hanno ancora registrato.

Qui potete ascoltare tutto il vecchio album, e vedere le date dei loro prossimi concerti.

http://www.myspace.com/psicosuono

http://www.psicosuono.com/site/it.html


Uno dei capolavori del prog rock italiano degli anni '70.

http://www.youtube.com/watch?v=D-y1YPJvu9A

con il tuo branco ai pozzi.

http://www.youtube.com/watch?v=-RR_iRdCtuk

prima stella del corpo di ballo del balletto delle onde.

Io, la vispa Pryntil, dal caschetto malizioso - Nettuno si gettava ai miei piedi, implorando: "Chiamami Nunù!!!!!".

(Vinicio Capossela)


http://www.youtube.com/watch?v=NSVMdift12Q

che tipo giocoso scherzoso scontroso che tipo che coso è l'Oceano oilalà.

Noi vogliamo del rum - rum-rum-rum! - noi vogliamo del rum - rum-rum-rum! - noi vogliamo del rum - rum-rum-rum! - noi vogliamo del rum - rum-rum-rum! - noi vogliamo del rum - rum-rum-rum! - noi vogliamo-

(Vinicio Capossela)

http://www.youtube.com/watch?v=Re5-REUBsXE&feature=fvsr

Interessante romanzo a puntate.

Segnalo questo interessante romanzo - splendidamente scritto - e, almeno per il momento, avvincente - che compare a puntate su questo blog di cose sarde.

Il blog in generale è interessantissimo, gli articoli di ottima qualità toccano temi molto diversi: dall'archeologia nuragica, alla politica, fino appunto agli scrittori emergenti sardi.

Mi sembra poi interessante e innovativo - un tipo di innovazione che sa essere contemporaneamente radicata nella tradizione e aperta al futuro - anche il fatto che il sito è scritto in tre lingue: si alternano articoli in sardo, in italiano e in inglese - come a significare che difendere la propria specificità linguistico-culturale-territoriale non vuol dire essere chiusi al mondo e alla storia.


http://monteprama.blogspot.it/2012/12/arega-pon-pon-1-di-16.html

Articolo/testimonianza/racconto interessante sugli Usa oggi.

Articolo interessante e soprattutto godibilmente narrato, a metà fra inchiesta da inviato e testimonianza personale/racconto letterario, ben scritto e con un ritmo che porta facilmente all'identificazione vivida nel vissuto del narratore.

Parla degli Stati Uniti e delle più importanti vicende lì recentemente successe.
Ha un tono per quanto mi riguarda apologetico fino a tratti al ridicolo - e ugualmente eccessiva e retorica mi sembra l'apologia di Obama e dei Democratici - e, tuttavia, in quanto testimonianza/racconto, rimane godibilissimo ed estremamente interessante. Niente di particolarmente nuovo, nè dal punto di vista informativo nè da quello descrittivo/sociologico, cose sentite e risentite, sui giornali, nei libri, nei film.
Ma tuttavia, resta la freschezza vivida del vissuto dell'autore, resa con la sua ottima scrittura narrativo-giornalistica, grazie alla quale riesce - forse - a farci fare un breve viaggio negli Usa attraverso i suoi occhi - senza dover prendere un aereo e passare dall'ufficio doganale.




http://rinabrundu.com/2012/11/29/guido-mattioni-da-sandy-alla-star-and-stripes-vi-racconto-la-mia-america/

martedì 4 dicembre 2012

Gaia.

Due di notte. Sto morendo di sonno, ma sono assorto nella lettura di un libro estremamente interessante. E' un libro sull'ipotesi Gaia. Un modello scientifico innovatore, proposto da diversi scienziati da molti anni, nel quale per esempio la Terra, chiamata evocativamente Gaia (nome antico della Dea Madre) è vista come un sistema interdipendente di esseri viventi e non viventi in cui le singole parti collaborano attivamente all'equilibrio del tutto. Per questo Gaia può essere descritta come un unico gigantesco essere vivente, del quale le singole parti sono gli organi. Organi che però, esattamente come gli organi che ci costituiscono o che costituiscono un qualsiasi animale, o come le comunità di batteri che ci abitano, hanno una loro libertà e una loro capacità di modificare, attraverso la loro azione, il sistema di cui sono parte. Il disegno d'insieme risulta perciò determinato da una specie di accordo, di risultante di un accordo fra diverse spinte di numerosissimi esseri. Il mondo biologico, quindi, per esempio, e quello umano che ne è parte, non è più visto in termini darwiniani come una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza in cui sopravvive il più forte, ma, al di là delle apparenze, al di là in realtà soprattutto della vulgata scientifica attraverso la quale percepiamo il mondo, è un mondo in cui la collaborazione e la capacità di agire per un comune scopo, per un superiore equilibrio, di diversi esseri, ha spazio almeno quanto la competizione.
Assonnato, sono però tutto preso da questo mio sforzo intellettuale notturno, concentrandomi per comprendere le diverse implicazioni epistemologiche, politiche, esistenziali di questo modello scientifico: il mondo non è più un meccanismo, una macchina cartesiana che può essere descritta con leggi ferree, attraverso la conoscenza delle quali si può modificare l'ambiente, ma un organismo, in cui ogni minima cosa è interdipendente, legata per la vita e per la morte a tutte le altre; le nostre azioni non possono più essere descritte come atti di volontà autonomi di esseri totalmente distinti dagli altri, ma tutto è molto più strettamente interrelato... le conseguenze politiche, sociali di questo modello, poi, sono profondissime, mettono in discussione il modello capitalista in cui.........
.........a un tratto mi viene in mente una cosa: mentre sto riflettendo su tutte queste importantissime, complesse questioni sul superamento del meccanicismo, alle due di notte, stanco... forse sto trattando me stesso come un meccanismo. Che senso ha?

Chiudo il libro, spengo la luce, vado a dormire.

Sogno.

Sogno un cervello cosmico, che cerca il ritmo del suo cuore.
Il rimbombo assordante di un gigantesco orologio galattico lo distrae continuamente, impedendogli di risintonizzarsi sul suo proprio ritmo naturale.
Il cuore dell'universo, intanto, nel suo buio baratro pulsante, palpita profondo, musicale, vibrante, crepitante, fremente, tremolante, cupo, roco, lento, armonico, indifferente. Il suo battito risuona in ogni interstizio dell'universo, ogni cellula, ogni atomo si muove in sincrono a questo muscolo infinito. Che non ha nessuna consapevolezza di orologi o cervelli, e quindi non si cura di essi.

giovedì 29 novembre 2012

buone forchette.

il vero amore è come il grana sulla pasta: non basta mai!

una jam session con momenti eccezionali, epici e momenti più tranquilli, ma in cui non si perde mai veramente il ritmo, e che può durare all'infinito senza stufare mai, anzi acquistando più sapore, nell'improvvisazione in cui si inventano nuove melodie, nuovi capitoli, arrangiamenti nuovi di vecchie stupende canzoni...

http://www.youtube.com/watch?v=dYrAZJmMOXE

Come un bicchiere di buon vino, che dà allegria e appetito.
Come un buon piatto, che dà voglia di vivere.
Come una bella giornata vissuta al cento per cento, che dà voglia di addormentarsi contenti.
Come bei sogni notturni, che danno voglia di svegliarsi e disfare il mondo, riempirlo di bellezza, ricrearlo!

!

"Non aspettare di essere felice, per essere felice." (Sacrilegio)

smettere di avere scopi. compreso quello di smetterla di avere scopi.

smetterla di smettere.

http://www.youtube.com/watch?v=ki-INrfa3z8

http://www.youtube.com/watch?v=XzEFUfgJ6lU

http://www.youtube.com/watch?v=ILLZqmTfsNw&feature=watch-vrec

P.s.: rimane il problema - che non è cosa da poco, anzi forse è proprio il nodo della questione: può esistere qualcuno che insegni a non realizzare assolutamente niente, a non avere nessuna idea particolare di realizzazione da raggiungere: può qualcuno insegnare a non dipendere da nessuno scopo esistenziale-spirituale-ideologico particolare? E lo scopo di seguire quell'insegnamento? Più scopo, nel senso proprio di cui parlano i due video, di seguire un insegnamento spirituale preciso, insegnato e spiegato da qualcuno, non riesco a immaginare.
Del resto la stessa insegnante dei video accenna a questo tema: seguire un insegnamento, anche se questo insegnamento dichiara semplicemente l'accettazione di sé e della vita per come sono, senza aggiungere nessuna speranza o interpretazione particolari, è comunque un'ulteriore "speranza" trascendente, proiettante, di fuga - esattamente come sognare che un giorno quando si sarà ricchi si diventerà felici, o che un giorno quando ci si sarà abbastanza evoluti si raggiungerà il Nirvana.

Può esistere un insegnamento dell'inutilità di ogni insegnamento? Può esistere un anti-insegnamento?

Non saprei.

I due video restano in ogni caso estremamente interessanti, e a me hanno fatto provare un'indescrivibile pace - ma non una pace astratta, eterea, "spirituale", sognante, trascendente, ispirata, ma una pace derivante da un bellissimo fare la pace con sé stessi, così come si è, con il proprio brutto carattere, le proprie emozioni indisciplinate, la propria disarmonia, i propri limiti di ogni tipo, e la propria energia vitale che se ne frega di tutto questo e ride di sè, della vita, di quanto tutto questo sia comunque dannatamente bello.

lunedì 19 novembre 2012

eppure.

"Eppure il vento soffia ancora/spruzza l'acqua alle navi sulla prora/e sussurra canzoni tra le foglie/bacia/i fiori,/ li bacia, e non li coglie." (Pierangelo Bertoli)







http://www.youtube.com/watch?v=F2jv_VrjEMM&feature=fvwrel

oppure, se.

I conflitti non possono esistere senza la tua attiva partecipazione (o consenso, o assenso) ad essi. (mi sembra che sia una frase di Eckhart Tolle; io l'ho leggermente riadattata).

martedì 13 novembre 2012

e le masturbazioni cerebrali, le lascio a chi è maturo al punto giusto. le mie canzoni voglio raccontarle, a chi sa masturbarsi per il gusto. (Pierangelo Bertoli)

lunedì 5 novembre 2012

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"Essere più indulgenti con noi stessi, ma non per lasciar perdere sempre, non muoversi mai, ma per vedere piuttosto le possibilità future e del presente prossimo, lasciare quel "si dai però adesso.....!!!".
E poi pensare che in fin dei conti siamo gli animali più ridicoli; prima di tutto per la nostra testardaggine a voler vivere, nonostante il fatto che in fin dei conti non abbiamo nessuna certezza. Secondo per il fatto che per nessun obbligo siamo estremamente creativi, fin a crearci tutto un sistema sociale e di rapporti cosi complicato, fino a crearci problemi inesistenti, fino al punto di fare tutto e il contrario di tutto, per fortuna con i nostri tempi, se in sole tre generazioni fossero passate tutte le ere storiche sarebbe stato un bel casotto.
Allargare di più gli orizzonti!!!!!! pensare di più al tragitto da casa al supermercato come una piccola porzione di un universo immenso, che dico? di un universo in espansione; e pensare che il tempo che impieghiamo ad alzarci è una piccolissima parte di una storia più che millenaria, alla quale possiamo partecipare per poco tempo, molto poco tempo, vediamo quindi di sfruttare il tempo per divertirci per più tempo possiibile, per vivere bene con noi stessi.
E dopo tutto questo discorso dimentichiamoci di tutto e chisse se ne frega rassegnamoci al fatto che non vivremo mai nei migliore dei modi,e allora viviamo e basta!!!

Sarebbe facile, ma neanche questo basta, è tutto cosi un giro dell'oca che se ci venisse da ridere, forse sarebbe la cosa migliore da fare." (da un commento di Sacrilegio)

 http://www.youtube.com/watch?v=tUUETlgTQ2Q

http://www.youtube.com/watch?v=8cpwaq7CxD4&feature=related


http://www.youtube.com/watch?v=F02mBkBoMQw&feature=g-vrec

domenica 4 novembre 2012

oscurità cieca nera incondizionata del divino (sillogismo)




"L'amore è cieco.






























Dio è amore.







































Ray Charles è cieco.




































Quindi Ray Charles è Dio."


                                                                         (Vinicio Capossela)





http://www.youtube.com/watch?v=gtHbxsdExlE

martedì 23 ottobre 2012

"MA CHISSENEFREGA!!!!!"

Ho imparato sulla mia pelle che, in certi momenti, l'unica possibile risposta sana e vitale è imparare a dire "Maccchissenenefrega!!!!!!!".

E' una strategia mentale non solo utile ma indispendabile, soprattutto per chi scandaglia i fondali della verità. Non si può restare per troppo tempo a contemplare un  abisso.

Il desiderio di esprimersi è insopprimibile nell'essere umano, e per fortuna!

Perciò, in barba a nichilismo e società del'automatizzazione tecnica, dico "Chissenefrega!!!!" e posto 'sta roba.

E' un mio quadro di quest'estate.

Diogene senza l'anima?, Luna impazzita blu in campo verde, tecnica mista su cartone, 2012.








Foto realizzate da me e dalla mia ragazza (Felpata Fanny) di un mio quadro, riprodotte in base alla licenza Creative Commons che prevede, in caso di riproduzione delle opere:

1. l'obbligo di citare l'autore (e il link del post su questo blog);
2. il divieto di utilizzo commerciale;
3. il divieto di modificare una mia opera o di crearne un'altra a partire dalla mia.




In più, chiedo a chi volesse riprodurre mie opere o opere della mia ragazza Felpata Fanny - indicata anche come Sacrilegio (vale per tutte le mie o sue opere presenti su questo blog) di comunicarmelo, e chiedermene il permesso. Nel 99,9% dei casi verrà senza problemi accordato.

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Le foto non riproducono benissimo i colori, ma danno un'idea.

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Colonna sonora:






Mi chiedo se possa esistere una modalità espressiva all'interno di un blog, che possa sfuggire alle maglie tritacarne-tritapensiero del pensiero binario.


mah. blog e social network ("rete di lavoro sociale" non è una buona traduzione ma rende bene) continuano a sembrarmi dei pianeti alieni incomprensibili e inospitali. a prescindere dai contenuti, mi sembra che i codici binari divorino qualsiasi cosa nella loro onnivora ansiosa fame di sterilizzazione appiattente trasfigurando tutto in automazione, in catena di montaggio. Evoluzione della comunicazione? Sarà. Io personalmente non mi sono ancora abituato neanche alle mail.

lunedì 15 ottobre 2012

Esibire le atrocità - e - percepire la Bellezza (quasi un proto-abbozzo di manifesto artistico-poetico).


                                                   "Sì, in me, e fuori, vertigine e tenebre.
                                                             Ma in me e fuori
                                                             tanto frutto e vittoria di colori
                                                             che, se anche vuoto

                                                             il mio capo giace sulla pagina
                                                             che reca l'altra luce della luna,
                                                             anche se il cuore turbato ne sente
                                                             le alte porte cadute, ah, tu, clemente
                                                             di fontane, di selve sempre gemmea
                                                             mia terra, tu di crisantemi
                                                             folta, tu che scemi
                                                             in un circolo esile di sogni
                                                             e di sospiri,

                                                             del tuo latte mi sazi, mai sazio,
                                                             e mi riarmi di tutto il tuo spazio
                                                             cui giustamente dà fiore la luna
                                                             nota, e l'altra che ora
                                                             di sé svelata le menti innamora."

                                                                                             (A. Zanzotto, da Palpebra alzata,    
                                                                                              contenuta in IX Ecloghe)




Questo articolo vuole, fra le altre cose, essere una risposta - solo parzialmente polemica - all'articolo "La mostra delle atrocità - James Graham Ballard" di Ettore Fobo - il quale è una recensione dell'omonimo (post-)romanzo di Ballard e anche una riflessione sul destino del romanzo contemporaneo.


L'articolo è molto interessante, perciò rimando direttamente ad esso, sul blog di Ettore Fobo:

http://ettorefobo.blogspot.it/2012/10/la-mostra-delle-atrocita-james-graham.html


Faccio qui soltanto una sintesi brevissima del punto della questione.


"Ha ancora senso il romanzo, come opera artistica, oppure esso è diventato puro consumo 


di storie inutili e di personaggi ridotti a cliché logorati dall'uso?"

Si chiede Ettore Fobo.

"Io personalmente penso che il romanzo oggi conservi la sua potenza espressiva solo nel 

tentativo di superarsi e di deformarsi.", continua.



Il romanzo, nella sua forma classica ottocento-novecentesca (ma proprio nel novecento
 
questa forma è entrata in crisi, pur seguitando a dare alcuni isolati straordinari risultati)


è morto. Seguitano su quella strada, sostiene Fobo, solo gli scribacchini.

Il romanzo invece è vivo, secondo Ettore, nel momento in cui "interroga la forma romanzo e

la porta consapevolmente al limite", "riscrivendo il modello di romanzo a cui siamo 

abituati", frantumandolo, "superandolo criticamente", disintegrandolo e ricomponendolo in
 
nuove impensate forme attraverso la sperimentazione.



O, almeno, l'esempio in questione, il libro di Ballard, sicuramente è (stando all'articolo: io 

non l'ho letto perciò sospendo ogni giudizio) una forma estrema di disintegrazione e 

ricomposizione sperimentale della struttura e della stessa sostanza del romanzo.

In questo (post-)romanzo, stando all'articolo, la stessa narrazione unitaria, la stessa storia

come anche l'identità del protagonista, che cambia continuamente insieme al suo nome,

collassano in una disgregazione schizofrenica, che è al tempo stesso una sperimentazione 

stilistica che decompone i modelli letterari prestabiliti, e una testimonianza della 

disgregazione nichilista della società "pornografica" e implosa, dalle certezze frantumate, in 

cui viviamo.







Fin qui l'articolo sul blog Strani giorni.



Ma io voglio portare un contro-esempio.






Nel 2011, a 83 anni, Guido Ceronetti scrive In un amore felice, suo primo romanzo.


Lo sto leggendo.

Non ha niente di sperimentale. E' un romanzo classico. La scrittura è cesellata con 

dettagliata precisione lirica, come un manoscritto miniato intarsiato di elaboratissimi 

iper-particolareggiati geroglifici, ora divenendo vera e propria poesia in prosa, ora scorrendo 

rapida ad incalzare e sostenere il ritmo della storia. E la storia, nel complesso, appunto 

scorre, è avvincente, appassionante, la si divora, la segui col fiato sospeso volendo sapere 

cosa succede dopo, come si addice a una "semplice" storia, come si addice a un romanzo 

classico, come si addice a un bel romanzo.

E' "semplicemente" una storia d'amore (nonostante tutto, nonostante il mondo, 

estremamente ottimista); una "semplice" storia di fantascienza, con tanto di alieni, 

suspence, misteri da svelare; ma anche un romanzo filosofico, filosofico-poetico, 

fantascientifico-simbolico, filosofico-ermetico.

Uno sguardo sull'Enigma senza soluzione della vita e dell'Universo.

Eppure lo sto leggendo con la stessa immedesimazione immediata, emozionata, con la 

stessa trepidante partecipazione con cui da bambino leggevo Salgari o il Ciclo della 

Fondazione di Isaac Asimov.

Non posso che sospendere il giudizio perché non l'ho ancora finito, ma per il momento mi 

sembra un romanzo stupendo, una storia avvincente e semplice nel suo sviluppo

coinvolgente, come per un bambino la fiaba - seppure trascini con sè e ponga sul tavolo 

questioni filosofiche e spirituali profondissime, dentro il mistero delle quali scruta con 

sapienza abissale. Ma lo fa con una storia d'amore, una storia di fantascienza che nel suo 

sviluppo è, dal punto di vista narrativo, estremamente classica.



E se ciò che avesse esaurito i suoi giorni fosse invece lo sperimentalismo d'avanguardia 

novecentesco, con la sua famelica ansia - certo nel novecento necessaria e vitale - di 

sovvertire e distruggere a tutti i costi regole e codici?





Ho visto di recente Lisbon Story di Wenders.



Uno dei personaggi, regista cinematografico, andato a Lisbona per girare un film sulla città 

con una cinepresa a manovella dei primi del novecento, gradualmente mentre comincia le 

riprese sente che ciò che sta facendo non ha senso: le immagini non catturano nulla della 

città. La città invece sembra ritrarsi, quasi ferita, di fronte allo sguardo della sua cinepresa. 

Perciò decide di abbandonare il suo progetto originale, e optare per quella che gli sembra 

l'unica maniera di preservare uno sguardo "puro", un'immagine "pura", nell'età della 

compravendita delle immagini, del consumo onnipresente delle immagini, della diffusione 

massificata onnipresente dei video e delle immagini, della stereotipizzazione banalizzante, 

meccanica e depauperante - pubblicitaria, televisiva, holliwoodiana - delle immagini e delle 

storie raccontate per immagini.

Questo progetto registico alternativo consiste nel mettersi una videocamera nascosta dietro 

le spalle e girare a piedi per la città, senza pensare alla videocamera, dimenticandosene, 

senza scegliere cosa riprendere né successivamente selezionare il girato - e infine - arriva a 

questa conclusione: le immagini prodotte dalla videocamera, per restare "pure", non

dovranno essere mai guardate da nessuno. Neanche da lui. 

Forse in una lontana era futura qualcuno le avrebbe guardate come misteriosi, 

incontaminati reperti archeologici del nostro tempo.

Il protagonista, fonico cinematografico, arrivato a Lisbona per lavorare con lui al primo 

progetto (cioè per fare i suoni al film "muto" girato con cinepresa anni '20), dopo alcune 

settimane passate a cercarlo inutilmente (ormai il regista vagava giorno e notte per le 

strade con la sua videocamera dietro le spalle) e a registrare suoni di tutti i tipi per le strade 

della città, alla fine lo trova e riesce a convincerlo a tornare a lavorare insieme a lui al primo

progetto.

Gli dice - registrando la sua voce sul nastro di una videocassetta: "il cinema è ancora in 

grado di raccontare attraverso le immagini storie che commuovono." (più o meno, non sono 

le parole testuali).


Storie.


Immagini.


Due delle cose che la letteratura e l'arte del novecento hanno coscientemente distrutto - 

perchè le percepivano come una fetida gabbia stantia ormai putrefatta.


Warhol ha girato nel 1964 un film, Empire, consistente in una inquadratura fissa in bianco 

e nero, in slow motion, dell'Empire State Building di New York - neanche tanto bella, quasi 

inquadrata a caso, o comunque senza nessuna ricerca o pretesa estetica - della durata di 

8 ore e 5 minuti.


Tutta l'arte contemporanea ha distrutto le immagini, la bellezza in immagini, l'arte 

rappresentativa, prima, poi anche la bellezza astratta, perché nel deserto nichilista in cui 

viviamo, nella società dei consumi in cui viviamo, dove tutto è prodotto pubblicitario 

riproducibile in maniera massificata, le ha percepite come false.


Fontana ha squarciato le sue tele, e quale potenza espressionista, quale tragica forza emana da quelle tele!


Esprimono lo squarcio del presente, il niente del deserto, la morte di Dio, il silenzio angosciato dell'assenza di risposte, il mistero assoluto di fronte al quale non abbiamo punti di riferimento.

Gran parte della letteratura del novecento ha fatto lo stesso con i modelli letterari, ma anche proprio con il concetto di storia, con le storie, con la narrazione.

L'esempio più divertente (che coinvolge stravolgimento di narrazione, di struttura, perfino della lingua, della grammatica, dell'ortografia e del vocabolario) è I fiori blu di Queneau: un capolavoro post-surrealista di puro gioco linguistico, puro nonsense, dove storia e significato scompaiono nel puro piacere divertito, gioioso, della glossolalia narrativa.
Ma anche Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino (che però in realtà sembra esprimere una grandissima passione, e una grandissima nostalgia, per le storie).

Esempi estremi, fra gli altri, sono le varie sperimentazioni letterarie che prevedono la possibilità di leggere le parti di un romanzo in ordini diversi, casuali o decisi dal lettore (per esempio Composizione n. 1 di Marc Saporta è un romanzo - come altri romanzi sperimentali - in cui le pagine sono sparse e non hanno un ordine: il lettore decide in quale ordine leggerle).

La musica ha fatto lo stesso con la melodia e l'armonia, prima con la dodecafonia, che ha fatto a pezzi l'armonia e la melodia classiche, fino ad arrivare a Cage e Stockhausen, che teorizzano il rumore casuale come musica.

Imaginary landscape no. 4, del 1951, è una composizione di Cage per dodici radio. Ogni radio è controllata da due esecutori, uno sintonizza la frequenza, l'altro cambia il volume, seguendo le indicazioni della partitura. I risultati sono sempre differenti e imprevedibili.
Nel 1952 invece Cage compone 4'33”, composizione per qualsiasi strumento. L'opera consiste nel non suonare lo strumento.
Battiato, nel '78, compone un pezzo per piano, L'Egitto prima delle sabbie, che consiste nella ripetizione di una rapida scala - sempre uguale. Varia solo l'intervallo di pausa fra le scale identiche e gli effetti di risonanza dovuti all'uso dei pedali. Fra l'altro è un brano bellissimo, pur non avendo in pratica una vera e propria melodia riesce ad avere una grandissima evocatività lirica.

Il Dadaismo mette una ruota su un piedistallo e il Nuovo Realismo degli anni '70 usa la realtà come materiale artistico, per esempio strappando pezzi di cartelloni pubblicitari per riappiccicarli in maniera creativa, o rivestendo monumenti di teli di plastica.
Warhol fa arte con le foto di Mao, colorandole di fosforescenti toni pubblicitari.
Un'altra opera di Warhol, Oxidation Painting, del 1978, è una tela verniciata su cui Warhol e amici hanno urinato, producendo ossidazione e quindi cambiamento di colore nei punti colpiti.

Tutto è arte.

Anche i barattoli di salsa Campbells.

(E anche la merda d'artista, commenterebbe sarcastico Piero Manzoni).

Tutto è arte.

Non solo ciò che è stato tradizionalmente codificato come tale e come "bello" secondo canoni di bellezza ormai percepiti come decrepite illusioni cadaveriche.

L'Arte esce dai musei, diventa per esempio performance, ma distrugge anche consapevolmente modelli estetici percepiti come finti e asfissianti, o comunque superati, morti. Ma facendo questo ha forse ucciso, o contribuito ad uccidere, la Bellezza. O quantomeno, non l'ha resuscitata.

Alla stessa maniera, anche il Rumore è musica, e un grattacielo ripreso per otto ore con inquadratura fissa è cinema (o arte, cambia poco).

Per quanto riguarda invece la narrazione cinematografica, la trama dell'angosciante capolavoro di Antonioni Blow Up consiste tutta nell'indagine del protagonista sull'irrealtà della realtà, l'irrealtà dei fatti, l'irrealtà e la disgregazione quindi anche delle storie.

Anche in poesia i canoni sono sovvertiti, la stessa musicalità dei versi è spesso avvertita 

come obsolescente, dai futuristi alle cose più sperimentali di Zanzotto è tutto un continuo

rompere, spaccare ritmi conosciuti, dilaniare le melodie classiche del verso per ottenere 

una lirica che sia una secca ma autentica testimonianza della vita contemporanea, della 

vita nelle "giungle delle città d'asfalto".



Le immagini sono false, le storie sono false, l'armonia e la melodia sono false, le rime sono 

false.


Sono tutte varianti della morte di Dio, espressioni del deserto di vuoto siderale in cui 

esistiamo.


Eppure, le storie davvero non sono più possibili?


Certo, sono da reinventare, ma davvero le storie e i romanzi, le storie-storie, con una 

narrazione coerente e unitaria, con protagonisti-personaggi-trama-sviluppo-ostacoli-

antagonisti etc... sono morte?



Il romanzo-romanzo di Ceronetti, voce antica, voce vecchia, voce inattuale, promette 

decisamente bene.

 Alla stessa maniera in cui Lisbon Story, pur reinventando il cinema, pur essendo 

decisamente innovativo e originale, anzi decisamente - in tutto e per tutto: strano, anche 

estraniato, enigmatico - a tratti alienato e alienante - eppure nonostante questo è un film

classico e un omaggio al cinema classico, una avvincente storia per immagini, anche se

non succede quasi niente. Ha la freschezza, la purezza, la vitalità, la bellezza 

del cinema dei primordi e di quello dei grandi maestri classici come Fellini, a cui il film è 

dedicato.

La fotografia di Lisbon Story è fatta di straordinari dipinti.

Nel film non succede quasi nulla, eppure l'effetto di identificazione con la storia (per 

quanto sui generis), col protagonista (in certi momenti ti sembra di essere lì a Lisbona) è 

perfettamente riuscito.














Forse, chiunque oggi si dedichi a creare Arte, cinema, Poesia, Musica, letteratura, ha il 

compito - non più di distruggere statici codici ormai trapassati nell'inutile - questo è già 

stato fatto - e ampiamente anche - ma di ricostruire, reinventandole, storie, versi, immagini, 

melodie - che sappiano essere testimoni della verità viscerale di chi le crea e del tempo in 

cui vive, con i suoi orrori, le sue atrocità, la sua assenza di senso, la sua grottesca 

assurdità - ma che sappiano anche di nuovo riconvocarci al luogo meravigliato 

del dovere più grande: percepire la Bellezza.





Post Scriptum: 


Del resto il caso di Ceronetti non è certo l'unico.



Per esempio, Haruki Murakami ha scritto negli ultimi decenni diversi eccezionali romanzi.

Il migliore, fra quelli che ho letto, è sicuramente L'uccello che girava le viti del mondo.

Capolavoro di "realismo magico", o meglio forse quasi "realismo fantasy", è un'epopea 

fantasy che si svolge quasi tutta nello stesso quartiere residenziale di Tokyo negli anni '80. 

Elementi magico-fantastici scivolano gradualmente e in maniera all'inizio impercettibile, poi

completamente naturale e credibile nelle tranquille giornate routinarie di un disoccupato 

giapponese. Vicende fantastiche, che in realtà paradossalmente non si allontanano mai 

veramente dalla realtà quotidiana - con valori simbolici psico-esistenziali, storico-culturali 

(relativi al Giappone contemporaneo) e filosofico-metafisici profondissimi - ma che sono 

innanzitutto avventure, storie coinvolgenti come narrazioni mitologiche - un'odissea 

contemporanea, un percorso in cui il protagonista affronta prove iniziatiche e faticosa 

conquista di sé come in un racconto cavalleresco medievale, una fiaba o una leggenda 

tradizionale.


Un'altro esempio è Neil Gaiman, che, dopo aver scritto Sandman (il Signore del Mondo


dei Sogni, l'unico mondo dove le Storie - nella accezione più tradizionale e archetipica - 

hanno ancora un senso e un valore magico), il fumetto con valore letterario più grande che 

io abbia letto - si è dedicato negli ultimi vent'anni ai romanzi, sia per ragazzi che per adulti.

Io ho letto uno di questi ultimi, Nessun dove.

Anche qui una specie di realismo magico o fantasy.


Universi paralleli coesistono a un passo dal - o dentro al - nostro.


Universi fantastici abitati da simbologie sociologiche e psicologiche, ma innanzitutto da 


storie, sogni, avventure mirabolanti che sono il contraltare della normalità e della piatta 

quotidianità borghesi.

Anche qui un universo magico-fantastico, mitologico, che in realtà non si allontana dalla 


realtà di tutti i giorni, si nasconde fra le sue pieghe, nei suoi angoli bui e nascosti - 

dimenticati.

Le storie di Gaiman sono come il racconto divertito di dei ubriachi o folletti ridanciani - o 


versioni post-moderne di dei e folletti - che ti fanno capire segreti e verità eterne con un 

motto ilare o uno scherzo ben riuscito - dotati di uno sguardo superiore e quindi distaccato 

sul mondo umano, ma contemporaneamente estremamente benevolo e affezionato agli 

esseri umani.

Le vicende vissute dai personaggi di Murakami invece sono più degli incomprensibili 


inquietanti frammenti di enigma, di cui sfugge lo scopo e il senso, ma attraverso le cui 

impenetrabili nebbie si intuiscono comunque sprazzi di significati e di disegni superiori, una 

guerra epica fra Bene e Male su di un campo dove si sono perse certezze metafisiche e 

esistenziali, ma nel buio del quale - anche grazie all'aiuto di strani personaggi-alleati

e di bizzarre, inspiegate coincidenze magiche - si riesce comunque a fiutare la buona pista 

della direzione da prendere per realizzarsi.




Insomma, più ancora del romanzo - nella sua determinata forma storicamente data, di 

matrice ottocentesca - che comunque secondo me ha ancora moltissimo da dire - ciò di cui 

più mi preme sottolineare il valore attualissimo, urgentevivo - è la magia delle Storie, nella 

loro dimensione eterna e archetipica - certamente molto più presente nel romanzo di 

Ceronetti o in quelli di Murakami o di Gaiman, che non in esperimenti principalmente 

intellettual-letterari, figli di una crisi culturale che - anche se profonda, radicale, viscerale, 

sconvolgente, e plurisecolare - è solo un brevissimo incubo destinato ben presto a essere

dimenticato - se rapportata all'Eternità dell'Essere, come scriveva nel 1952 Ernst Jünger.






















http://www.youtube.com/watch?v=o5aBg0CZSJ0&feature=related






http://www.youtube.com/watch?v=mk-gVBmUZJ0